Quando chiamo a far parte del Mio piano divino.
Figlia mia, oggi voglio parlarti di coloro che provano la
tentazione dello scoraggiamento e della delusione e sotto la Mia guida la
trasformano in speranza; e di coloro che vacillano e, trovando questo cammino
troppo di difficile, si perdono.
Quando chiamo a far parte del Mio piano divino, il campo in
cui si deve lavorare non e più il mondo, ma la Mia vigna. Tutti sentono che
questa e la verità e ne provano sgomento, anche se misteriosamente unito ad una
grande fiducia.
I miei primi Apostoli, insieme alla chiamata, possiedono già
il seme della realtà ideale che devono raggiungere.
Essi all’ inizio entrano
nella nuova vita con molto entusiasmo sostenuto dalla straordinarietà dei fatti
che accadono loro dalle nuove esperienze intorno a loro e dentro di loro.
Scoprono cosi l’evidenza dell’opera del Mio Spirito in loro
e in quelli che li circondano, la mia presenza quasi tangibile, e provano il
gioioso stupore per la felicita della preghiera, l’Amore per le Sacre
Scritture, il meraviglioso sgorgare del canto, il sostegno delle profezie. Ma
dopo un certo tempo si trovano a scontrarsi con la quotidianità, che
ridimensiona ogni straordinarietà, quando non arriva addirittura a distruggerla
e, smorzando gli entusiasmi, può giungere a spegnere il fervore e a togliere la
fedeltà. Molte volte sono tentati di dire: ce ne andiamo, e di tradire cosi
quella Mia chiamata particolare.
Pietro al momento della chiamata ha dovuto
lasciare la sua vita di pescatore, dove riusciva benissimo e gli dava soddisfazioni
e sostentamento; ha dovuto lasciare la famiglia per seguire Me che non stavo
mai fermo in un posto; ha dovuto lasciare tutto quello che avrebbe potuto
impedirgli di seguire totalmente Me. Non ha potuto aggiungere Me alle cose che
già possedeva: e questo fu penoso per lui, ma gli fu facile superare
nell’ entusiasmo della vita nuova che gli proponevo. Ebbene, tutti quando sono
chiamati devono lasciare qualcosa, chi più chi meno. Se non altro devono
cambiare la qualità della loro partecipazione al piano divino.
Devono lasciare
la tranquillità a chi viene in questo Luogo Santo solo per lodare, per stare
con i fratelli, per pregare insieme, per sperimentare tutti i doni dello
Spirito, senza vigilare, senza dover vedere le stonature che sempre esistono e
soprattutto senza doversene assumere la responsabilità. Devono accettare di
venire qui non più per prendere soltanto, ma per dare ed insegnare a dare con
il proprio esempio. Questo non é sempre facile e può essere superabile se si è generosi.
Pietro ebbe una prova più dolorosa, Io non ero come lui Mi aveva
immaginato e come avrebbe voluto. Ero troppo mite, troppo servizievole,
giungevo a lavare i piedi ai Miei Apostoli, accoglievo tutti: samaritani,
donne, peccatori d’ogni tipo.
Ebbene, anche i fratelli che vengono ad onorare
la mia Culla non sono proprio come ci si aspetta che siano. Ma in genere quello
che negli altri indispone e da fastidio e qualcosa che é anche dentro di loro.
E più facile perdonare ciò da cui si e distaccati. Se non c’è spirito di predominio,
non si sente fastidio per un altro che cerchi di prevalere. E cosi se non si
provano sentimenti di gelosia, non si e toccati dalla gelosia di altri. I
rapporti fra i fratelli della Gerusalemme devono essere diversi da quelli che
vivono la vita del mondo, senza gelosie, rivalità, risentimenti. Altrimenti Io
faccio silenzio, come se avessi dimenticato a quale ideale li avevo chiamati.
Pietro ebbe la più grande prova, la più insostenibile, quando accettai di
morire senza essere difeso neppure dai miei Apostoli. Fu allora che mi rinnego,
più volte. Ebbene, capita a molti di sentirsi ignorati, incompresi, non
ascoltati da Me che faccio silenzio. Essi provano l’esperienza della loro
impotenza, delle loro cadute ed Io sembro indifferente; dopo tanti carismi donati
sembra che non li aiuti più ed e come se scegliessi un’altra volta di morire.
In realtà sono loro che devono accettare di morire a se stessi ed é la prova
più dolorosa, quella che potrebbe spingerli a rinnegare il loro Dio. Finchè non
la smetteranno di misurare le cose (i successi e gli insuccessi, questo va bene
e questo va male) con il metro del mondo;
finché faranno progetti loro con le cose di Dio e finché emetteranno
giudizi, finché avranno la pretesa di lavorare nella Mia vigna, senza
accogliere il Mio Mistero insondabile, rischiano di tradire la mia persona.
Ma
nella Mia infinita Misericordia faccio tutto svolgere al bene di coloro che Mi
amano. Nulla può separarli da Me e la prova diventa solo un passaggio
provvidenziale verso la liberazione interiore, se l’accettano nell’ umiltà, nel
perdono, nell’ Amore.
Le prove allora
sono un po’ la porta stretta, attraverso la quale non possono passare finché
non lasciano cadere i grossi fardelli che si portano ancora dietro: sono come
la valle oscura, la notte nella quale camminano, sicuri perché sono sostenuti
da Me, nello Spirito Santo che fa germogliare, crescere e fortificare quel seme
che ho posto nella loro chiamata. Per poter superare qualsiasi prova vi sono
due mezzi indispensabili: la preghiera e l’unione fraterna.
Per la preghiera si
deve alimentare senza sosta la vita interiore, mantenendo il contatto con la
Mia dimora silenziosa che ho stabilito in ogni cuore.
Quando si continua a fare
qualcosa per gli altri, dedicandosi a loro, si corre il rischio di essere attaccati
al prestigio e al privilegio che ne derivano e si vive superficialmente. E' più
facile allora udire la voce del mondo, le sue adulazioni, i suoi inganni, le
sue tentazioni che non la voce dello Spirito che li guida verso la profondità di
se stessi.
Quindi più si diventa persone di responsabilità più bisogna
diventare persone di contemplazione. Solo nella preghiera incessante potranno
essere in grado di accogliere nella vita di tutti i giorni il Mistero Divino
che sconvolge tutti i pensieri, che brucia tutte le illusioni e fa ardere di
speranza. Altro mezzo efficace e l’unione con i fratelli e con Maria, Madre Mia
e Madre vostra, chiave del
Mistero della vostra vita e del Mistero della Mia vita in
voi. Considerate l’esperienza di Pietro e confrontatela con quella di Giuda.
Entrambi erano stati chiamati da Me e Mi avevano amato e seguito, e tutti e due
mi hanno tradito. Ma Pietro é rimasto con i fratelli, pregando con loro, intorno
a Maria; e riuscito a piangere sul proprio tradimento, ha creduto al Mio amore
e al Mio perdono e si e salvato. Giuda invece se ne e andato via. Nel momento
della prova e stato con gente che non seguiva Me e non poteva capirlo nella sua
angoscia. Cosi si è trovato solo senza possibilità di speranza e si e perduto.
Pietro,
pur nella prova, ha mantenuto la speranza ed e diventato roccia, il fondamento
della chiesa nascente come era nei miei piani, perché Io sono fedele e non
ritiro la Mia chiamata, ma aiuto coloro che sperano, a venir fuori dai baratri dove
cadono. Solo cosi possono rendersi conto che i fratelli hanno bisogno di un
punto di riferimento; di una sicurezza, di persone che confermino, sostengano,
incoraggino, guidino e li aiutino a diventare liberi, sentendo nell’autorità
dei responsabili la Mia autorità, che e soprattutto aiuto a crescere. Servire i
fratelli, non servirsi di loro.
Devono essere come pietre vive, come roccia,
non come canne che tremano a qualsiasi vento del mondo. Devono essere persone
che, alla richiesta di Amore da parte dei fratelli, possano rispondere: Si, ti
amo Signore Si, ti amo fratello. .
A qualcuno questo cammino sembra impossibile. Ma se
veramente hanno accettato il Mistero Divino, il dono del Mio Spirito nella loro
vita, questo sarà fonte continua di stupore e di croce, di gioia e di lode, di
risurrezione e di speranza.
L’impossibile allora diventa semplicemente il loro cammino.
Mi siano grati per le responsabilità a cui li ho chiamati e preghino perché Io
faccia vivere loro questa responsabilità, non come un possesso affannoso da
difendere, non come una preoccupazione o come qualcosa che si può prendere alla
leggera, ma come Mio dono. E non dimentichino che i doni divini non sono solo
per loro stessi, ma per gli altri: sono per l’edificazione del mio Regno.
Vivano dunque questo dono nella libertà e nella fedeltà, nella certezza che Io
so, e che spesso non comprendono, lo opero attraverso loro perché la Mia parola
non torna a Me senza aver dato i suoi frutti.
Io chiamo tutti. Chiamo qualcuno
ad essere lampada della Mia luce, posta in alto, bene in vista, per illuminare
il cammino. E chiamo altri ad essere come pianta frondosa, alla cui ombra possa
riposare il pellegrino.
Chiamo qualcuno ad essere come il sale, che scompare,
che sembra non ci sia più, ma che dà sapore alla massa. E chiamo altri ad
essere come il lievito che si scioglie ed anch’esso scompare, ma che dà fermento
e fa crescere la massa. In qualsiasi caso si trovino, rimangano umili e lieti,
e lodino, e rendano grazie, perché quello che conta é la Mia chiamata che sposa
il loro Si e dà i frutti, non le apparenze.
Vi Benedico, Gesù